Come scrivere un curriculum vitae europeo perfetto?

L’esperienza del nostro Francesco Marella in Francia con qualche consiglio per scrivere un curriculum efficace 22 Ottobre 2020

Tappa obbligata per chi si avvicina ad una nuova vita in un paese straniero, è passare ore su Google digitando: “creare curriculum vitae perfetto”, “lettera di presentazione”, “frasi da inserire nel curriculum”, ecc.

Abbiamo tutti letto tantissime pagine che descrivono le parole chiave da utilizzare, consigli su cosa non sbagliare assolutamente nella redazione di un curriculum, strategie e obiettivi.

La scrittura di questo temuto resoconto delle proprie esperienze però, può rivelarsi molto curiosa.

 

Certo, molto dipende da quanti anni ci si trova a riassumere e dai motivi che ci spingono a rivisitare il nostro curriculum vitae, ma essere obbligati a riassumere nel più breve modo possibile le proprie competenze, può far riscoprire diversi aspetti a noi sconosciuti.

 

Vediamo dunque, qualche consiglio di Francesco Marella, architetto e co-fondatore di Archimake, che ci racconterà la sua personale esperienza in Francia, mettendo a confronto le diverse usanze tra un paese e l’altro.

 

“Spesso nel curriculum italiano siamo abituati ad inserire qualsiasi tipo di esperienza, nella speranza che il nostro lato polivalente possa essere ben visto!

In Francia è il contrario. Devi essere molto settoriale, proporti in maniera specifica per l'annuncio trovato, proporti con una chiara “offerta di servizi”. Le competenze non sono “esperienziali”, non sono descrizioni narrative di quel che si è fatto durante la vita lavorativa ed extra lavorativa. Sono carte da giocarsi per farsi scegliere.

 

Proviamo a leggere il nostro curriculum come se fossimo un estraneo. Perché dovremmo sceglierci? Cosa ci colpisce maggiormente? E soprattutto, in cosa ci riconosciamo ed in cosa non crediamo molto nemmeno noi stessi?

Non dimentichiamo che mentire nel cv è quanto di più sbagliato si possa fare!

Bisogna rileggere le nostre righe ed essere orgogliosi di quello che sinceramente stiamo proponendo.

 

Informarsi durante la scrittura, diventa un modo per iniziare a capire le differenze del paese che ci sta ospitando, uno spunto per comprendere ed imparare nuovi termini, nuove sigle, nuovi approcci. Soprattutto i termini tecnici, spesso, non hanno un equivalente traducibile alla lettera. Questo può portare ad errori grossolani ed un curriculum scritto all'italiana non sarà né comprensibile né sarà chiaro.

 

Il CV in fondo, è un viaggio a ritroso di quello che abbiamo fatto, è un modo per vederci un attimo allo specchio e fare un punto della situazione. Ovviamente questo discorso vale per chi ha già qualche anno alle spalle di lavoro.

Io, arrivato dopo dieci anni di lavoro in Italia, ho impiegato molto per capire in che modo cambiare e riadattare tutto in una pagina. Ho dovuto guardarmi allo specchio, tarare le mie competenze, osservarle dall’esterno e selezionare le esperienze più appetibili per il mercato francese.

 

Conviene spesso redigere un curriculum vitae inserendo tutto quello che abbiamo fatto, per poi iniziare a modellarlo in base ai contenuti che realmente vogliamo che emergano. È necessaria una diversa formattazione, un modo per integrare il profilo in poche righe chiare e schematiche.

 

Personalmente ritengo che una delle più importanti differenze tra un curriculum italiano ed uno francese (per esempio), sia principalmente nel diverso approccio che si ha nello scrivere le proprie competenze ed esperienze: infatti, in Italia siamo abituati al concetto del “melius abundare quam deficere”, senza alcuna selezione o cernita.

 

Nel caso di un curriculum francese invece, bisogna scegliere con molta cura le esperienze da inserire, e questo filtraggio avviene sulla base delle competenze che vengono richieste dall’annuncio.

 

Aspetto essenziale e molto diffuso in Francia nella stesura di un curriculum vitae, è sicuramente il saper schedare ed elencare le proprie esperienze e capacità in modo un po' più quadrato rispetto alla nostra elasticità italiana.

Per chi inizia un lavoro in uno studio, non ha di certo da subito la possibilità di mettere a frutto “l'estro creativo italiano” (cosa che spesso viene detta, ma da prendere con le pinze perché potrebbe farci incappare in grosse crisi di presunzione).

Adattarsi ai ritmi ed alle metodologie sarà comunque, anche se interessantissimo, una dura prova per la nostra organizzazione mentale”.

 

Dunque, come approcciare alla stesura di un corretto curriculum vitae

 

“Chi ci ha reclutato, avrà letto il nostro curriculum e si sarà fidato di quel che ha trovato nero su bianco. Questo dettaglio va sempre ricordato mentre scriviamo la nostra presentazione. Dobbiamo essere sinceri e corretti nel sapere che ciò che stiamo presentando ci corrisponde perfettamente. Altrimenti faremo solo una brutta figura quando dovremo dimostrare ciò che è stato inserito.

 

Ovviamente tutto questo è frutto anche di un'esperienza personale, e di un resoconto a posteriori del passaggio “proposta di curriculum e lavoro”. Ognuno avrà le proprie difficoltà ed esperienze, ma una cosa è certa: anche redigere un curriculum vuol dire studiare, confrontarsi ed iniziare a mettersi alla prova".

 

Tratto dall'esperienza del nostro architetto e co-fondatore Francesco Marella